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"O dea sovrana, non adirarti con me per questo: so anch'io e molto bene, che a tuo confronto la saggia Penelope per aspetto e grandezza non vale niente a vederla: è mortale, e tu sei immortale e non ti tocca di vecchiezza. Ma anche così desidero e invoco ogni giorno di tornarmene a casa, vedere il ritorno", Odissea, vv. 215-220

In questi versi, Ulisse parla di Penelope, sua moglie, una persona saggia. Lui preferisce sua moglie a Calipso, nonostante quest'ultima sia una donna bellissima e immortale. Ulisse dà più importanza all'aspetto interiore che a quello fisico

Il brano dell'odissea che mi è piaciuto maggiormente è stato il passo "Calipso lascia partire Odisseo". I versi che mi hanno colpito sono 215-218:

"O dea sovrana, non adirarti con me per questo: so anch'io,

e molto bene, che a tuo confronto la saggia Penelope

per aspetto e grandezza non val niente a vederla:

è mortale, e tu sei immortale e non ti tocca vecchiezza.

Questi versi mi hanno fatto riflettere sul significato del vero amore, quando Odisseo rinuncia a una dea bellissima che lo ama e rinuncia al l'immortalità e a tutti i doni che Calipso gli potrebbe dare, per amore nei confronti di Penelope. Mi è piaciuto molto questo brano perché fa capire che quello che conta nell'amore non è l'aspetto fisico, bensì il carattere, come l'intelligenza e l'astuzia di Penelope. Un'altra scena che mi ha trasmetto tanto è stata quella dei versi 160-161:

"Infelice, non starmi più a piangere qui, non sciuparti

la vita: ormai di cuore ti lascio partire."

Mi è piaciuta molto questa frase perché Calipso ci fa capire che anche se teniamo a qualcuno, se lo amiamo veramente lo lasciamo andare, anche se questo ci farà soffrire.

"e se vi pregassi, se v'ordinassi di sciogliermi, voi con nodi più numerosi stringetemi!"

In questo verso Odisseo esprime tutto il suo coraggio, anche se rischiando la sua vita, egli pur di salvare i suoi fedeli compagni e di terminare il viaggio per tornare dalla sua Penelope si va legare. all'albero maestro della barca e ascolta il canto delle sirene che potrebbe essergli fatale.

IL CICLOPE POLIFEMO

"alle tue ginocchia noi siamo, a supplicarti, che tu ci dia ospitalità oppure un dono ci offra, come si usa per gli ospiti. Degli dei, signore, abbi rispetto: noi siamo tuoi supplici."

 

di questi versi mi ha colpita molto l'astuzia di Ulisse, il quale è riuscito a trovare un pretesto più che realistico per scusare il loro arrivo nella grotta del ciclope. Egli appunto invece di scappare sin da subito con i doni di cui si erano già impossessati, ha preferito restare li, e conoscere Polifemo, aumentando il suo bagaglio culturale. Credo infatti che tutti noi dobbiamo prendere esempio dalla curiosità di Odisseo, poichè, come dimostrato, potrebbe insegnarci sempre cose nuove.

MARIA DE CESARE

IL CICLOPE POLIFEMO

"Rapidi giungemmo all'antro ma dentro non lo trovammo: era a pascolo con le sue greggi fiorenti. Mi pregavano allora i compagni di afferrare per prima cosa i formaggi e tornare indietro e poi, dopo aver sospinto velocemente agnelli e capretti dai loro recinti verso la nave, prendere di nuovo il largo sul mare. Ma io non li ascoltai perchè volevo vedere..."

Questi versi mi hanno colpito perchè in essi viene ben evidenziata la curiosità che prova Odisseo nel voler vedere il Ciclope pur sapendo che sarebbe andato contro un rischio e addirittura contro la morte, ma nonostante ciò decide di rimanere lì per vederlo, conoscerlo e infine ingannarlo con il falso nome NESSUNO. Invece di prendere subito i doni ospitali che spettavano a lui e ai suoi compagni, e andare via, decide di aspettare il ritorno del Ciclope Polifemo. Infatti, penso che ognuno di noi dovrebbe avere un minimo di curiosità che caratterizza Odisseo, così tutti saremmo invogliati a scoprire sempre nuove esperienze e nuovi luoghi: è questo che mi colpisce e ammiro del personaggio di Ulisse.

ANTONELLA SANCILIO

Pag. 167 verso 222 "Molto ho sofferto, ho corso molti pericoli fa l'onde e in guerra" Qui odisseo fa un chiaro riferimento alle disavventure capitategli, iniziate con la guerra di troia che sono poi continuate dopo l'incontro con Polifemo per aver fatto adirare Poseidone, il padre del ciclope. Ho scelto questo passaggio perché leggendolo mi sembra come se Ulisse prendesse le distanze da ciò che gli è successo, quasi come per insinuare che non sia colpa sua, nonostante proprio per la sua curiosità i suoi compagni più di lui hanno sofferto poiché non torneranno mai a casa dalle proprie famiglie.

"A me solo ordinava d'udire quel canto; ma voi con legami strettissimi dovete legarmi, perché io resti fermo, in piedi sulle scarpe dell'albero: a questo le corde m'attacchino. E se vi pregassi, se v'ordinassi di sciogliermi, voi con nodi più numerosi stringetemi."

Da questi versi si riesce a capire la fiducia che c'è tra Ulisse ed i suoi compagni ed il fatto che loro facciano esattamente ciò che gli viene detto dal loro capo senza contraddirlo, proprio come farebbe un vero gruppo.

Sciancalepore Viviana

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ODISSEA - CLASSE 1AL